Amore libero

Verso un nuovo paradigma

RELAZIONE DI COPPIA

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Citando il terapista/coach di una mia amica: "L'amore rende felici, ma non rende liberi."

Questa frase mi ha colpito come un pugno nello stomaco. Non perché fosse vera, ma perché rivela perfettamente il paradigma dominante in cui siamo immersi. L'idea che l'amore e la libertà siano in qualche modo incompatibili. Che per avere uno, devi sacrificare l'altro. Che una relazione significhi inevitabilmente rinunciare a pezzi di te.

Ecco il paradigma che ci portiamo dietro: la scelta tra libertà e amore. Come se fossero due poli opposti di una bilancia, dove più ne metti da una parte, meno ne hai dall'altra. L'hai già sentito, vero? È ovunque, in mille forme diverse.

La cantilena della rinuncia

"La libertà di uno finisce dove comincia quella dell'altro."

La cantilena che senti da quando esisti. Nei film, nelle canzoni, nei consigli ben intenzionati di genitori e amici. L'idea che la convivenza umana – e l'amore in particolare – sia essenzialmente un gioco a somma zero. Se io vinco, tu perdi. Se tu sei libero, io sono meno libero. Se entrambi vogliamo essere felici, dobbiamo trovare un compromesso dove nessuno dei due è davvero soddisfatto.
Questo paradigma dipinge le relazioni come una negoziazione costante di territori, un equilibrio precario di concessioni reciproche. "Io rinuncio a questo, tu rinunci a quello." "Io limito la mia libertà qui, tu limiti la tua lì." È un contratto di mutua limitazione mascherato da amore.
E ci crediamo. Dio, come ci crediamo. Ci crediamo così profondamente che quando qualcuno propone un'alternativa, sembra utopia. Sembra ingenuità. Sembra il delirio di chi non ha ancora fatto i conti con la "realtà" delle relazioni.
Ma cosa succederebbe se quella "realtà" fosse solo il risultato di un paradigma limitante? Cosa succederebbe se esistesse un modo completamente diverso di concepire l'amore e la libertà?

Il ribaltamento: la libertà come moltiplicatore

Nel coaching umanistico invece si dice: "La mia libertà inizia dove inizia la tua."

Leggi di nuovo questa frase. Lascia che penetri. Perché è rivoluzionaria.
Se tu non sei libero, anche io sono meno libero.
Questo non è un gioco di parole. È un cambio di paradigma radicale. L'amore smette di essere un contratto di limitazione reciproca e diventa un patto di espansione mutua.
Quando il mio partner è libero di essere pienamente se stesso, anch'io sono più libero. Perché non devo controllare, sorvegliare, limitare. Perché non devo gestire il suo risentimento per le rinunce che gli ho imposto. Perché non devo portare il peso della colpa per averlo ristretto.
E viceversa. Quando io sono libero, anche lui/lei lo è. Perché non deve preoccuparsi del mio malumore represso. Non deve gestire le mie frustrazioni non espresse. Non deve convivere con la versione rimpicciolita di me che ho creato per adattarmi alla relazione.
L'amore ha questa caratteristica: moltiplica e trasforma la libertà in felicità.
Non la divide, non la raziona, non la compromette. La moltiplica. Due persone libere che scelgono di stare insieme creano più libertà, non meno. Creano uno spazio dove entrambi possono espandersi, non contrarsi.

La triplice felicità

In questo cambio di paradigma, l'amore genera una triplice felicità: la mia, la sua, la nostra.
Non è "o io o tu". Non è nemmeno "un po' io, un po' tu, e troviamo un compromesso nel mezzo dove nessuno dei due è davvero felice". È qualcosa di completamente diverso.
C'è la mia felicità individuale – che non scompare quando entro in una relazione, ma continua a esistere, anzi si arricchisce. Continuo a coltivare le mie passioni, a inseguire i miei sogni, a nutrire le mie amicizie, a essere me stesso pienamente.
C'è la sua felicità individuale – che io non solo permetto, ma celebro attivamente. Voglio che sia felice nella sua interezza, non solo nella parte di sé che condivide con me. Voglio che cresca, che si realizzi, che brilli.
E poi c'è la nostra felicità – quella che emerge dall'incontro, dalla condivisione, dalla costruzione comune. Non è una media delle nostre felicità individuali, è qualcosa di nuovo che nasce dall'unione.
Tre felicità che non si escludono a vicenda, ma si alimentano reciprocamente.

L'espansione delle possibilità

Le persone che si amano davvero vivono una vita densa di meraviglie e propagano felicità.
Guarda le coppie veramente felici – quelle rare, preziose, che hanno trovato questo equilibrio. Non sono persone diminuite dall'amore. Sono persone amplificate.
I significati, gli scopi, le scelte di vita si arricchiscono e aprono universi di possibilità che soli non avremmo potuto costruire.
Sola, potrei decidere di trasferirti all'estero. In coppia, potremmo decidere di costruire una vita tra due paesi. Lui da solo ha una passione per la fotografia. Lei da sola ama viaggiare. Insieme, creano progetti di fotografia di viaggio che nessuno dei due avrebbe immaginato separatamente.
L'amore espande la libertà di scegliere e di essere. Non ti toglie opzioni: te ne regala di nuove.
I viaggi diventano avventure condivise dove scopri luoghi attraverso due paia di occhi, dove ogni esperienza è amplificata dal fatto di poterla condividere, discutere, rivivere insieme.
I progetti si colorano dell'energia e degli spunti dell'altro. Quella cosa che per te era solo un'idea vaga diventa concreta grazie all'entusiasmo e alle competenze che lui porta. Quel sogno che avevi nel cassetto prende forma perché lei ti aiuta a vedere prospettive che da solo non avresti considerato.
I sogni crescono perché hai occhi che li disegnano insieme ai tuoi. Qualcuno che non solo li sostiene, ma li arricchisce, li espande, li rende più audaci di quanto avresti osato immaginare da solo.
Questo non è sacrificio. Questo è moltiplicazione.

Il veleno del possesso

Tutti i limiti e i blocchi a cui stai pensando non nascono dall'amore, ma dai paradigmi tossici del possesso che lo hanno invaso.
"Ma nella realtà..." – sento già l'obiezione. "Nella realtà le relazioni richiedono compromessi. Nella realtà non puoi fare tutto quello che vuoi. Nella realtà..."
Sì, nella realtà le relazioni hanno limiti. Ma quali limiti? Da dove vengono?
Gelosie che ti impediscono di avere amicizie libere. Controlli che ti fanno sentire sotto sorveglianza. Competizioni dove il successo di uno diventa minaccia per l'altro. Insicurezze che richiedono rassicurazioni costanti sotto forma di rinunce. Possessività che trasforma "ti amo" in "sei mio/a".
Tutto quello che trasforma l'altro in un oggetto da possedere invece che in una persona da amare.
Questi limiti non sono intrinseci all'amore. Sono intrinseci al possesso. Sono il risultato di una cultura malata che ha confuso le due cose per così tanto tempo che ci sembrano inseparabili.
Ma quando togli il possesso dall'equazione, quando elimini il controllo, quando abbandoni l'idea che il partner sia una proprietà – cosa rimane? Rimane l'amore puro. E quell'amore non limita. Espande.

Il coraggio del cambiamento

Possiamo e dobbiamo sostituire questi paradigmi.
"Come?" ti starai chiedendo. Come si fa a scardinare credenze così profonde, così radicate, così universalmente accettate?
Iniziamo con l'evidenziare il vecchio paradigma. Osserviamolo per quello che è.
Quando senti quella voce che dice "se mi ami davvero, non faresti questa cosa" – fermati. Riconosci il paradigma all'opera. È il paradigma del possesso che parla, non quello dell'amore.
Quando ti ritrovi a pensare "devo rinunciare a questo per la relazione" – fermati. Chiediti: sto rinunciando perché è davvero necessario, o perché mi hanno insegnato che l'amore richiede sacrifici?
Quando provi gelosia perché il tuo partner sta brillando, sta crescendo, sta avendo successo – fermati. Riconosci che questa non è amore che si sente minacciato. È il vecchio paradigma che ti dice che la sua felicità toglie qualcosa alla tua.
Ci appartiene davvero questo paradigma? È valido? Oppure è il momento di metterlo da parte per adottarne uno nuovo?
Queste non sono domande retoriche. Sono inviti all'esame onesto. Perché la verità è che molte delle nostre convinzioni sull'amore non nascono dalla nostra esperienza diretta, ma da ciò che ci è stato insegnato. Film, canzoni, tradizioni, aspettative sociali – tutto ci ha martellato con l'idea che amore significhi limitazione.
Ma se quella idea non funziona? Se produce infelicità invece che gioia? Se crea gabbie invece che libertà? Non dovremmo almeno considerare che potrebbe esserci un modo migliore?

La strada nuova

Cambiare i nostri paradigmi richiede coraggio: il coraggio di abbandonare la strada conosciuta, il vecchio per il nuovo, e abbracciare una cultura della felicità condivisa.
Sì, fa paura. La strada vecchia, per quanto dolorosa, è familiare. Sappiamo come funziona. Conosciamo le regole. Sappiamo cosa aspettarci – anche se ciò che ci aspettiamo è spesso delusione e frustrazione.
La strada nuova è incerta. Richiede di fidarsi. Richiede di lasciar andare il controllo. Richiede di credere che sì, è possibile amare qualcuno e lasciarlo libero. È possibile essere liberi e scegliere comunque di restare. È possibile che la felicità dell'altro non sia una minaccia alla tua, ma un arricchimento.
Richiede coraggio perché dovrai andare controcorrente. Dovrai spiegare agli amici perché la tua relazione non segue le regole "normali". Dovrai resistere alla pressione sociale che vuole incastrarti negli schemi conosciuti. Dovrai difendere la tua scelta di amare diversamente.
Ma il premio? Il premio è una relazione dove entrambi potete respirare. Dove la libertà non è nemica dell'amore ma sua alleata. Dove crescere non significa allontanarsi ma arricchirsi reciprocamente. Dove la felicità di uno moltiplica la felicità dell'altro invece di sottrarla.
Il premio è quella triplice felicità di cui parlavo prima. La tua, la sua, la vostra. Tre felicità che danzano insieme, che si alimentano a vicenda, che creano qualcosa di più grande della somma delle parti.

Conclusione: l'amore che libera

"L'amore rende felici, ma non rende liberi" – diceva quel terapeuta.

Ed è qui che dico: no. Con tutto il rispetto per la professione, con tutta la comprensione per quanto quel paradigma sia radicato, dico no.
L'amore vero, quello libero dal possesso, quello che moltiplica invece di dividere, quello che espande invece di limitare – quell'amore rende felici E rende liberi.
Non nonostante la libertà, ma proprio grazie ad essa. Non limitando la libertà per proteggere la relazione, ma espandendo la libertà per far fiorire l'amore.
La mia libertà inizia dove inizia la tua. Il tuo volo non mi imprigiona – mi insegna a volare. La tua felicità non sottrae alla mia – la moltiplica. I tuoi sogni non competono con i miei – li arricchiscono.
Questo è il nuovo paradigma. Questo è l'amore che vale la pena vivere. Questo è il futuro delle relazioni che dobbiamo costruire – una coppia alla volta, una scelta alla volta, un atto di coraggio alla volta.
E inizia adesso. Inizia con te. Con la scelta di guardare diversamente l'amore, di viverlo diversamente, di pretendere che sia spazio di espansione e non di contrazione.
Perché l'amore che libera non è utopia. È possibilità. È già qui, in tutti quelli che hanno avuto il coraggio di sceglierlo.

E può essere tuo. Se hai il coraggio di crederci.