Innamorarsi e amare

Infatuazione e consapevolezza a confronto

RELAZIONE DI COPPIA

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Innamorarsi e amare non sono sinonimi ma momenti diversi di un percorso.

Li usiamo come se fossero intercambiabili, come se descrivessero la stessa cosa. "Mi sono innamorato" e "ti amo" sembrano sfumature dello stesso sentimento. Ma non lo sono. Sono due esperienze profondamente diverse, due fasi di un viaggio che troppo spesso confondiamo, con conseguenze devastanti per le nostre relazioni.

L'infatuazione passa dal primo, l'amore solamente dal secondo.

Capire questa distinzione non è un esercizio intellettuale sterile. È la chiave per comprendere perché tante relazioni iniziano con fuochi d'artificio e finiscono in cenere fredda. È la mappa che spiega quel momento doloroso in cui guardi il tuo partner e pensi "cosa è successo a quello che provavo?"

L'incendio dell'infatuazione

Innamorarsi è un incendio indomabile che arriva da dentro e ci spinge con forza incontrollabile verso l'altro.

Conosci quella sensazione. Quella scarica elettrica quando lo vedi entrare nella stanza. Quel pensiero ossessivo che ti occupa la mente a ogni momento libero. Quell'energia frenetica che ti fa controllare il telefono ogni trenta secondi. Quella incapacità di concentrarti su qualsiasi altra cosa perché ogni pensiero torna a lui, a lei, a voi.

Nasce da un'intuizione, una suggestione che quella persona soltanto ci ha acceso.

Non sai esattamente perché. Non sai esattamente quando è successo. Un gesto, uno sguardo, una parola – qualcosa ha premuto un interruttore dentro di te e improvvisamente tutto il tuo essere è orientato verso questa persona. È magnetismo puro. È chimica. È quella cosa misteriosa e meravigliosa che ci fa sentire vivi in modo così intenso.

È qui che facciamo la più coinvolgente delle scommesse: scegliamo di proiettarci emotivamente verso l'altro nel sogno di una promessa luminosa e carica di aspettative.

Notiamo un dettaglio – il modo in cui ride, la passione con cui parla di qualcosa che ama, la gentilezza verso un estraneo – e costruiamo un'intera narrativa. "Questa è la persona giusta. Questa volta è diverso. Con lei/lui sarà finalmente come ho sempre sognato."

Proiettiamo su questa persona quasi sconosciuta tutti i nostri desideri, tutte le nostre fantasie di come dovrebbe essere l'amore. Creiamo un'immagine idealizzata e poi ci innamoriamo di quella immagine.

La fotografia selettiva

Come viaggiando, ne fotografiamo solo le meraviglie. Non badiamo al difetto e anche il disagio diventa folklore. Prendiamo solo il meglio alimentando il fuoco che ci brucia dentro.

Hai presente quando torni da un viaggio e mostri le foto agli amici? Mostri i tramonti mozzafiato, i piatti deliziosi, i monumenti imponenti. Non mostri il ritardo del volo, il mal di pancia, il litigio per la strada sbagliata. Non perché menti – semplicemente, nella tua memoria emotiva del viaggio, quelle cose negative si dissolvono. Rimane solo la magia.

Lo stesso accade quando ci innamoriamo. Vediamo quello che vogliamo vedere. Notiamo tutto ciò che conferma la nostra narrativa e filtriamo inconsciamente tutto ciò che la contraddirebbe.

Lui è disorganizzato? "Che spirito libero!" Lei è scontrosa al mattino? "Che autentica, non finge mai." Arriva sempre in ritardo? "Il tempo non conta quando siamo insieme." Ha opinioni completamente diverse dalle tue su questioni importanti? "Ci completiamo, portiamo prospettive diverse."

Ogni potenziale problema diventa un tratto affascinante. Ogni incompatibilità viene reinterpretata come complementarità. Ogni segnale d'allarme viene coperto dalla nuvola dorata dell'infatuazione.

Una nuvola dorata nasconde la realtà. Una nebbia effimera che lentamente si dirada quando l'entusiasmo esaurisce la sua benzina, lasciando spazio alla realtà.

Il momento della verità

Scopriamo così che vi sono pezzi del puzzle che non combaciano con la persona che abbiamo immaginato.

Non succede tutto in un momento. È graduale. Un giorno noti qualcosa che non avevi visto prima. Poi qualcos'altro. Poi realizzi che quel comportamento che trovavi affascinante in realtà ti irrita quando lo vedi per la centesima volta. Quella caratteristica che sembrava così attraente ha anche un lato oscuro che non avevi considerato.

Nella quotidianità emerge l'umanità nella sua fragilità oltre l'idealizzazione. Emergono le complessità, le differenze, i difetti che ignoravamo o abbiamo scelto di non vedere. La persona che hai davanti non è quella che avevi immaginato. Non è perfetta. Non è la soluzione a tutti i tuoi problemi. Non ti completa magicamente. È semplicemente... umana. Con le sue contraddizioni, le sue insicurezze, i suoi bagagli irrisolti, le sue zone d'ombra.

E questo è il momento cruciale. Il bivio dove la maggior parte delle relazioni o muore o si trasforma in qualcosa di più profondo.
Alcune persone, di fronte a questa realtà, scappano. "Non è la persona giusta. Non è quello che sentivo all'inizio. L'amore è finito." E vanno alla ricerca del prossimo incendio, del prossimo innamoramento, della prossima scarica di dopamina, senza rendersi conto che stanno semplicemente ripetendo lo stesso ciclo.

Ma c'è un'altra possibilità. Una più difficile, più coraggiosa, ma infinitamente più ricca.

La scelta dell'amore

Solo di fronte alla verità dell'altro potremo validare la bontà della nostra scommessa e scegliere di restare.
Sì, "scegliere". Questa parola è fondamentale. Perché amare è una scelta, consapevole e condizionata.
Non è un sentimento che ti travolge. Non è una forza della natura a cui devi solo arrenderti. Non è qualcosa che "succede e basta" e poi rimane lì per sempre senza sforzo.

È fallace pensare l'amore come ad una irrazionale proiezione emotiva: è un'azione viva, pratica e quotidiana che trova terreno solamente nella reciprocità.
Leggi di nuovo questa frase. Perché contraddice praticamente tutto ciò che ci hanno insegnato film e canzoni.
L'amore non è ciò che provi passivamente. È ciò che fai attivamente. Non è uno stato dell'essere. È un verbo, un'azione, una pratica continua.

E richiede reciprocità. Non puoi amare da solo. Non puoi "amare abbastanza per due". L'amore vero è una danza a due, dove entrambi scelgono consapevolmente di muoversi insieme.

L'errore della transizione automatica

L'errore sottile è credere che l'infatuazione faccia il suo corso naturale nell'amore, come un affluente nel fiume.
Come se anch'esso fosse una propensione innata, viscerale e irrazionale. Non lo è.

Questa è forse la bugia più pericolosa che ci raccontiamo sull'amore. L'idea che se "l'innamoramento è vero", automaticamente si evolverà in amore duraturo. Che basta aspettare, che basta lasciar fare alla natura, che basta "seguire il cuore".

Ma l'infatuazione non diventa automaticamente amore. Sono due cose completamente diverse. L'una può portare all'altra, ma non c'è niente di automatico in questa transizione. Richiede intenzione. Richiede sforzo. Richiede scelta.

L'amore è una scelta cosciente che richiede cura, dedizione, costanza e che risiede nel dare più che nel ricevere.
Dunque dipende da noi.

Questo è sia terrificante che liberatorio. Terrificante perché significa che non possiamo semplicemente "lasciarci andare" e sperare che tutto vada bene. Liberatorio perché significa che abbiamo potere. Non siamo vittime dei nostri sentimenti. Siamo creatori della nostra esperienza d'amore.

La responsabilità dell'amore

È fondamentale riconoscere che siamo i responsabili primi dell'amore che possiamo provare.

Non il nostro partner. Non le circostanze. Non il destino. Noi.
Comprendere che è un sentimento che si alimenta soltanto da una costruzione attiva che fluisce verso l'esterno, in direzione dell'altro.
L'amore non è qualcosa che estrai dall'altro. Non è qualcosa che ricevi passivamente. È qualcosa che generi attivamente dentro di te e poi dirigi verso l'altro.

Pensa a quanto questo ribalta il paradigma comune. Solitamente pensiamo: "Mi fa sentire amato?" "Mi rende felice?" "Soddisfa i miei bisogni?" Tutto centrato su ciò che riceviamo.
Ma l'amore vero inizia con domande diverse: "Lo faccio sentire amato?" "Contribuisco alla sua felicità?" "Nutro questa relazione?" Tutto centrato su ciò che diamo. Non possiamo sederci e aspettarlo passivamente. Né possiamo delegarlo all'altro e stupirci che non si rinnovi nella sua meraviglia.

Quante relazioni muoiono perché entrambe le persone sono sedute ad aspettare che l'altro faccia la prossima mossa? Entrambi sentono che "non è più come prima" e aspettano che l'altro riaccenda quella scintilla. Entrambi si sentono trascurati, non apprezzati, dati per scontati – senza rendersi conto che stanno facendo esattamente la stessa cosa che lamentano nell'altro.

L'allenamento del sentimento

Come alleniamo il nostro corpo, così alleniamo il nostro sentimento.

Nessuno si aspetta di avere muscoli forti senza allenarsi. Nessuno pensa che la forma fisica sia uno stato permanente che, una volta raggiunto, non richieda più manutenzione. Capiamo tutti che il corpo richiede esercizio costante, nutrizione adeguata, cura continua.

Eppure con l'amore pensiamo che dovrebbe essere diverso. Pensiamo che dovrebbe mantenersi da solo, alimentarsi magicamente, rimanere sempre fresco e vivo senza alcuno sforzo da parte nostra.

Si tratta qui di ritagliare per amore dell'altro ogni giorno parte della nostra energia nell'osservarlo, nell'ascoltarlo, nello stupirlo, nel prenderci cura, nel prestare attenzione. Nel donargli noi.

Osservarlo: vedere davvero chi è oggi, non chi era quando vi siete incontrati, non chi pensi dovrebbe essere. Chi è adesso, in questo momento, con i suoi cambiamenti, le sue evoluzioni, le sue nuove sfumature.

Ascoltarlo: non solo le parole, ma i silenzi. Non solo ciò che dice esplicitamente, ma ciò che comunica con il linguaggio del corpo, con le scelte, con i gesti. Ascoltare davvero richiede presenza totale, non solo orecchie aperte mentre la mente è altrove.

Stupirlo: non con grandi gesti eclatanti (anche se quelli hanno il loro posto), ma con piccole attenzioni che dicono "ti vedo, ti conosco, penso a te". Una frase scritta a mano. Un gesto inaspettato. Un'attenzione a quel dettaglio che sai essere importante per lui/lei.

Prendersi cura: non in modo soffocante, ma in modo che nutre. Creare lo spazio perché l'altro fiorisca. Sostenere i suoi sogni. Celebrare i suoi successi. Esserci nei momenti difficili.

Prestare attenzione: non dare per scontato. Non smettere di notare. Non permettere che la familiarità si trasformi in invisibilità.
Donare noi: non una versione edulcorata, non solo le parti facili, ma la nostra presenza autentica, la nostra vulnerabilità, la nostra umanità piena.
L'amore che desideriamo provare emerge attivamente in questa azione.

Non prima dell'azione, ma durante e attraverso l'azione. Non senti amore e poi agisci – agisci e poi senti amore. Il sentimento segue l'azione, non il contrario.

La morte dell'amore non nutrito

Senza nutrirlo, si secca. Senza alimentarlo, si spegne. Senza stupirlo, diventa routine.

È così semplice e così devastante. L'amore non muore per grandi tradimenti drammatici (anche se quelli possono ucciderlo). L'amore muore più spesso per trascuratezza. Per pigrizia. Per dare per scontato. Per smettere di fare lo sforzo.

Quello che resta sono scintille occasionali. Fiammelle che ti ricordano cosa era.

Un momento di nostalgia guardando vecchie foto. Un ricordo improvviso di come ti sentivi all'inizio. Una traccia di quel fuoco che un tempo bruciava così intenso. Ma sono solo echi, fantasmi di qualcosa che non esiste più.

Ma non è più amore, è solamente nostalgia.

E la nostalgia non sostiene una relazione. Non nutre. Non cresce. Non evolve. È solo uno sguardo malinconico a ciò che era, accompagnato dall'incapacità di creare ciò che potrebbe essere.

Conclusione: la transizione consapevole

L'infatuazione è facile. Arriva come un fulmine, senza sforzo, senza scelta. È pura magia, pura chimica, puro istinto.

L'amore è difficile. Richiede intenzione, richiede lavoro, richiede la scelta quotidiana di continuare a scegliere quella persona anche quando la nebbia dorata si è dissolta e vedi la realtà nuda. Ma l'infatuazione è effimera. Brucia intenso e poi si consuma. L'amore, se nutrito, può durare una vita. E non solo durare – può crescere, approfondirsi, arricchirsi in modi che l'infatuazione non potrebbe mai immaginare.

La transizione dall'uno all'altro non è automatica. Non è garantita. Non succede semplicemente perché "era destino" o perché "ci amiamo davvero".

Succede perché entrambi scegliete che succeda. Perché entrambi capite che l'amore non è qualcosa che si riceve, ma qualcosa che si crea. Perché entrambi siete disposti a fare il lavoro quotidiano di nutrire, alimentare, stupire, prendervi cura.

E quando succede – quando quella scelta consapevole trasforma l'incendio selvaggio dell'infatuazione nel fuoco costante dell'amore – allora scopri qualcosa di magico. Scopri che sì, l'infatuazione era intensa. Ma l'amore? L'amore è profondo. E la profondità, alla lunga, sostiene in modi che l'intensità non potrebbe mai fare. Innamorarsi è l'inizio. Amare è il viaggio. E il viaggio, se scelto consapevolmente ogni giorno, è infinitamente più ricco della destinazione che avevi immaginato.